CORSI
DI FOTOGRAFIA: SERVONO? |
Dipende. Badate che non è una risposta diplomatica. Dipende dal
percorso fotografico che intendiamo intraprendere. Se tutto il nostro interesse
è concentrato su foto-ricordo delle vacanze, dei carri di carnevale o del
compleanno del nipotino, spendere quattrini per un corso non è il caso: una
macchinetta economica tuttofare assolverà, e magari anche bene, a tutte le
nostre necessità. Viceversa se ci incuriosisce un modello diverso di approccio
all’immagine e non vogliamo permettere all’apparecchio di occuparsi di tutto,
ebbene, dobbiamo necessariamente conoscere come minimo un po’ di tecnica e
questa la si apprende con lo studio. Normalmente i corsi
si dividono in due tipologie: intensivi ed estensivi. Intensivi quando il tutto
si svolge nell’arco di 5/6 lezioni laddove l’iscritto viene bombardato da
centinaia di informazioni abbastanza ostiche da digerire in poco tempo.
Estensive quando tutto ciò viene diluito in 15/20 incontri molto più soft e
accettabili.
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Personalmente sono stato relatore più volte in entrambe le
situazioni e non ho preferenze in proposito, molto dipende dall’impegno
dell’uditorio. Mi è capitato di verificare che dopo molte lezioni, con me o con
altri, ancora si confondeva la messa a fuoco manuale con l’esposizione manuale
che sono cose ben diverse. Significa aver scaldato la sedia pensando ad altro.
Oggi come oggi tutte le fotocamere sono delle super automatiche che
provvedono ad ogni esigenza (inquadratura compresa!) tranne la scelta del
soggetto. Purtroppo con risultati molto livellati. Un corso di fotografia, se
frequentato con attenzione, ti insegna i fondamentali dell’immagine, teorici e
pratici, e ti fa uscire dallo schema mentale del pulsante singolo da
schiacciare. Conoscendoli pulsanti e ghiere da manovrare ce ne sono a volontà,
basta sapere come.
Quindi, concludendo, il corso serve sì o no? No, se l’attrezzatura
e le esigenze sono ridotte ai minimi termini. Sì, se intendiamo non lasciare
tutta l’iniziativa alla macchina fotografica e ci farebbe piacere ottenere un
prodotto finale che susciti l’entusiasmo non solo di zia Pasqualina.
Nella foto di corredo (airone bianco maggiore) è stata necessaria
un’esposizione mirata sul soggetto principale eseguita manualmente;
diversamente l’esposimetro avrebbe tenuto conto dello sfondo scuro e l’airone
avrebbe perso ogni dettaglio delle piume.
STUDIO EMYS
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DIAMOCI UNA REGOLATA |
Ogni tanto qualcuno, fotograficamente alla prime armi,
mi chiede come regolare la fotocamera per ottenere le migliori foto possibili.
Rispondo che non esiste “una regolazione” ma più possibilità in base al tipo di
macchina e alla situazione del momento. Vediamo.
Se l'apparecchio lo consente comincerei a scegliere la
forma geometrica del fotogramma optando per il 2/3 per motivi di praticità e di
stampa. Quindi la qualità del file: sempre la più alta possibile. In genere le
voci sono L, M, S (large, medium, small) e quale scegliere l'ho già detto (L).
Terzo intervento, il bilanciamento del bianco, detto
anche WB. Se non vogliamo ogni volta apportare modifiche in base alla
situazione della luce consiglio di mettere il cursore su A (automatismo) e
lasciar perdere. Infine il formato del file (non del fotogramma) detto anche
“estensione” e cioè JPEG, TIFF, RAW o altri; scegliere tassativamente il JPEG e
dimenticarsi degli altri fintanto che non si accumulato un po' d'esperienza sul
campo.
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Quanto descritto può avere valenza definitiva
soprattutto per chi è alle prime armi. I prossimi suggerimenti, viceversa, si
riferiscono a settaggi da stabilire di volta in volta.
Sensibilità ISO: valori bassi 100-200-400 ISO per
situazioni di luce favorevoli come Sole, Nuvolosità chiara o uso del flash.
Sensibilità più alte 800-1600-3200 ISO per giornate buie, sera o interni di
edifici. Attenzione perché le compatte classiche restituiscono immagini
sgranate oltre gli 800 ISO quindi usare questi valori se necessario.
Ultima regolazione, l'automatismo di ripresa.
Oggigiorno tutte le macchine fotografiche sono talmente progettate bene che
qualunque scelta porta a buoni risultati. Per esempio può andare benissimo un
Program laddove la macchina autoimposta un po' di tutto: tempo di scatto,
diaframma e in alcuni casi gli ISO. Personalmente, pur non usando il Program
perché preferisco avere un minimo di controllo dell'apparecchiatura, ho avuto
modo di sperimentarlo e funziona egregiamente.
In definitiva regoliamo pure la macchina nel migliore
dei modi ma non dimentichiamoci che le belle foto si fanno col cervello e con
l'esperienza e solo provando e riprovando e vedendo le foto degli altri si
accumulano conoscenze che portano al miglioramento dei risultati.
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ITINERARIO FOTOGRAFICO INVERNALE
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Un anno fa o poco più ho proposto un itinerario
fotografico in Svizzera tra i monti di Pontresina-Val Roseg alla caccia
(fotografica!!!) di cince, picchi e scoiattoli. Adesso ne suggerisco un altro,
sempre in territorio Elvetico alla ricerca di anitre e altri uccelli acquatici
svernanti sui grandi laghi.
In Svizzera laghi ce ne sono a volontà tra grandi e
piccoli e tutti molto interessanti per i nostri scopi. Quelli da prendere in
considerazione sono però quattro: il lago di Ginevra (lac Leman) condiviso con
la Francia, il lago di Lucerna (quattro Cantoni), il lago di Zurigo e il lago
di Costanza confinante con Germania e Austria. Pur conoscendoli tutti ho una
certa predilezioni per quello di Ginevra per due motivi: è abbastanza vicino e
parlano francese lingua meno ostica del tedesco degli altri tre.
Raggiungere il Lemano è semplice: Milano-Aosta-Gran
San Bernardo- Martigny- Villeneuve. Non conviene, in Svizzera prendere autostrade
perché costa e le strade normali sono sempre in ordine. Si può fare in giornata
partendo presto ma pernottando in loco non c'è la necessità di guardare sempre
l'orologio. Meglio comunque muoversi presto al mattino, il sole sparisce presto
al pomeriggio e le foto perdono di qualità.
Le specie fotografabili sono davvero tante, impensabili
per un italiano: anitre anche rare come edredoni, quattrocchi, morette
tabaccate e smerghi, e poi oche, svassi piccoli, aironi, tuffetti e molto
altro, tutte o quasi con una confidenza da lasciare increduli.
Il modo più interessante di riprendere i nostri
soggetti è di attendere che si posizionino all'interno dei riflessi
colorati delle barche, qui con un tele da 200-300mm si riesce a riempire il
fotogramma facendo attenzione a non esagerare per non dare la sensazione
dell'animale in cattività.
Le zone migliori per la ricerca sono i porticcioli tra
Villeneuve e Losanna dove rimarrete anche stupiti dal gran numero di barche
ormeggiate. Si consiglia di posizionarsi il più possibile vicino al terreno con
la fotocamera in modo da riprendere gli uccelli non dall'alto perchè da un
senso di fastidio (vale anche per le foto dei bambini!).
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Qualcuno si chiederà come mai tutte ste anitre non
valicano le Alpi per svernare alle in Italia dove magari farebbe anche più
caldo. La risposta mi sembra abbastanza ovvia: la caccia. Dice: ma anche
Oltralpe cacciano, sì ma non con l'insensibilità di molti nostri connazionali.
Ma affrontare questo tema qui e adesso ci trascinerebbe in un terreno minato.
Il lago di Ginevra è anche estremamente pescoso e i
ristorantini che si incontrano offrono tutti piatti a base di pesce d'acqua
dolce ormai preclusi da noi. Attenzione ai prezzi, sempre esposti, soprattutto
al vino che sebbene ci sia una piccola produzione locale è carissimo. Un
suggerimento: portatevi un po' di Franchi Svizzeri almeno per i parcheggi, per
il resto Carta di Credito.
Tornando alle foto, oltre alla fauna non trascurate
l'opportunità di qualche bel riflesso colorato sull'acqua giocando sul
contrasto dei colori e sui movimenti delle piccole onde. Anche le montagne
circostanti offrono occasioni per i grandangoli.
Ma soprattutto godetevi qualche ora in un contesto di
civiltà, ordine e pulizia a cui non siamo più abituati.
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FACCIAMO LUCE... SUL FLASH |
Se provate a chiedere ad un “fotoamatore evoluto” cosa
ne pensa del flash potreste sentirvi rispondere che lui non lo usa perché
preferisce la luce naturale, anzi il flash proprio non ce l'ha, se si esclude
quello sulla fotocamera. Ovviamente è una risposta bislacca, figlia delle
indiscutibili difficoltà nell'uso di questo accessorio fino a qualche decennio
fa. Di fatto era abbastanza complicato il dover regolare tempo- diaframma-
messa a fuoco- esposizione ecc...senza commettere errori.
Adesso non più. La tecnologia ancor prima che
digitale, ha messo a punto strumenti di una semplicità disarmante: basta
inserirlo sulla slitta ed è fatta.
Si, ma a cosa serve di preciso un flash?
Nell'accezione più comune, a produrre luce dove manca,
ma anche a rischiarare e congelare i movimenti ad esempio in fotografia
naturalistica o nello sport. Provate a pensare al gesto di un giocatore di
basket ripreso a due metri da terra mentre insacca la palla: con cosa lo fermi
se non col quattromillesimo del lampeggiatore. O all'arrivo al nido di un
uccello con l'imbeccata per i piccoli? Stessa cosa.
D'altronde se i professionisti della moda, dello
still-life, della natura, dello sport lo usano a piene mani, un motivo ci sarà.
Certi utilizzi molto specialistici richiedono
ugualmente conoscenze profonde ma nell'uso quotidiano adoperiamolo pure in
automatismo che funziona. Vi do un suggerimento che può essere sperimentato
anche col flashettino della macchina.
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Scegliete
una persona a cui fare un ritratto del solo viso, portatela al sole e anziché
posizionarla con la luce di fronte fate in modo che questa sia alle spalle.
Cosa otterremo: prima cosa non fa smorfie per il fastidio del sole negli occhi
e poi non ci saranno ombre sotto il naso e le arcate sopraccigliari; inoltre i
raggi attraversando i capelli li illumineranno soprattutto se chiari. Rimane il
problema del viso in ombra facilmente aggirabile con un colpettino di flash che
fornirà pure un po' di luce negli occhi. Se l'immagine fosse troppa chiara
(osservare il display) coprire il flash con un foglietto di carta tipo
scottex. Provate e vedrete la differenza.
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FOTO DI PAESAGGIO: FONDAMENTALI |
Lo spunto per questo articolo me l'ha suggerito una
foto apparsa qualche tempo fa su Facebook. L'immagine ritraeva la catena delle
Alpi innevata ripresa dalla pianura attraverso una serie di cannucce palustri
in primo piano. L'idea in sé, benché non nuova, era accettabile. Se anche
l'esecuzione fosse stata tale.
Purtroppo alle buone intenzioni è seguito un pessimo
risultato, somma di tutti gli errori fotografici: montagne sovraesposte,
elementi indesiderati, cannucce invadenti e sfocate. Verosimilmente non avrei
perso tempo su un'immagine del genere: F.b. è piena di fotografie abominevoli
che ottengono pure caterve di “mi piace”, senonché mi offre l'opportunità di
ritornare sui fondamentali della foto di paesaggio stavolta dal punto di vista
dell'inquadratura. Vediamo.
Come già detto in altre occasioni la fotografia ha due
sole dimensioni, l'altezza e la larghezza, questo perché “vede” con un occhio
solo cioè l'obiettivo. Gli esseri umani e gli animali che di occhi ne hanno due
percepiscono anche la profondità cioè la terza dimensione. Per sopperire
all'incongruenza in fotografia paesaggistica soprattutto con i grandangolari, è
buona norma introdurre un elemento in primo piano, la cosiddetta “quinta” che
serve a simulare lo stacco tra un punto vicino ed uno lontano.
Naturalmente questa introduzione va fatta con buon
senso, quantomeno non dev'essere troppo invasiva altrimenti toglie attenzione
al resto dell'immagine com'è successo nella foto in discussione. Un altro
motivo di distrazione nelle foto panoramiche riguarda elementi indesiderati di
cui ci accorgiamo a foto fatta. Perché, dopo? Perché ci concentriamo sul
soggetto principale perdendo di vista gli elementi minori che finiscono col
rovinare l'insieme.
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Nella foto oggetto della critica (non pubblicabile per
correttezza, ma fidatevi) c'erano due o tre pali della luce eliminabili in
pochi secondi con Photoshop ed un cavalcavia evitabile spostando leggermente il
punto di ripresa. Tutto qui. Piccole accortezze che segnano il confine tra una
foto accettabile e una inutile.
Per questi motivi ribadisco che le foto di paesaggio,
apparentemente semplici, richiedono comunque alcune conoscenze ed una certa
concentrazione per non ritrovarci tra le mani cose già viste milioni di volte
buone solo per i Social network. Non ci crederete ma l'autore (si fa per dire)
del campionario degli strafalcioni fotografici suddetti è un tizio, che
conosco, che armeggia con macchine e obiettivi da quarant'anni e cambia
attrezzatura in continuazione convinto che le belle foto si nascondano
all'interno della fotocamera.
Non smetterò mai di ripeterlo: per migliorarsi è
necessario guardare le foto degli altri (libri, mostre, proiezioni ecc...)
prenderne spunto e, potendo, fare di meglio.
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CONSIGLI PER GLI ACQUISTI |
Una delle domande che più mi mette in crisi, e che di
tanto in tanto mi sento rivolgere, è quella sull'attrezzatura fotografica
ideale: “tu che te ne intendi, dovendo comprare una fotocamera con obiettivi
intercambiabili, quale potrebbe essere la soluzione ideale?” Ideale per
fare cosa? Per fotografare formiche o i crateri della luna, per chi si
accontenta delle foto del bambino che spegne le candeline o vuole cimentarsi
nelle foto di paesaggio?
Come si vede, decine, centinaia di situazioni diverse
si prospettano continuamente ed è facile intuire che buoni risultati si
ottengono con componenti alquanto diversi tra di loro. Fossi facilone direi “prenditi
un 28-300 effettivi e risolvi gran parte dei casi” ma non sarebbe corretto
per cui analizziamo un paio di filoni fotografici abbinandoci, secondo me, il
corredo ideale.
Cominciamo con la foto di paesaggio, la più gettonata.
Noi umani con i nostri due occhietti vediamo, anche se un po' male, fino a 180
gradi cioè un semicerchio; vediamo sempre meglio man mano che l'ampiezza si
restringe fino all'optimun di 120 gradi cioè un obiettivo da 18mm circa.
Ora non posso consigliare una lente del genere a che inizia, anche per i costi,
ma qualcosa del genere è utile, come altrettanto utile è possedere un piccolo
tele da 80/ 100 mm per isolare porzioni di vedute interessanti. Quasi tutti i
marchi hanno in catalogo piccoli zoom con queste caratteristiche anche a prezzi
accessibili e si può attingere al mercato dell'usato con poche centinaia di
euro.
Per chi vorrà cimentarsi con lo sport o la natura non
potrà esimersi dall'acquisto di un buon tele, almeno da 400mm, e qui son dolori
perché anche di seconda mano e senza troppo pretendere qualcosa di sostanzioso,
c'è da esborsare. Senza contare che foto sportive o naturalistiche contemplano
un moderato uso di grandangolari per vedute d'insieme. Un mio consiglio è di
provare con un 200mm duplicato (accettandone i risultati) e solo dopo decidere
che fare. Quella coi tele è una bellissima branca della fotografia ma offre
soddisfazioni di gran lunga inferiori ai sacrifici richiesti.
Un altro mio consiglio è questo: se le idee non sono
chiare, cerchiamo di individuare attraverso vari tentativi quale potrebbe
essere il genere a noi più congegnale. E' molto difficile riuscire ad ottenere
buoni risultati in tutti i campi. Per fare un esempio un po' strano, è come
collezionare francobolli: all’inizio si raccatta di tutto ma inevitabilmente si
dovrà scegliere dove andare a parare (Vaticano, San Marino, animali ecc…)
altrimenti la raccolta diventa un’inutile accozzaglia di quadratini colorati
senza ne capo ne coda.
Qualche tempo fa sono stato invitato a casa di un
conoscente, uno di quelli “io fotografo di tutto” che mi ha propinato 400 (!)
scatti, uno peggio dell’altro afflitti da tutto l’intero campionario degli
errori fotografici. Non ci si illuda di poter passare impunemente dalla caccia
fotografica alle foto notturne dei concerti rock: c’è un abisso di attrezzatura
e conoscenze. Per questo risulta complicato rispondere alla domanda iniziale.
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PHOTOSHOP AND FRIENDS |
Questa volta operiamo una piccola digressione dal tema
Foto-di-natura. Parleremo di fotoritocco o, per dirla in modo colto, di
Post-Produzione. Programmi specifici per questo scopo in commercio ce ne sono
parecchi: alcuni gratuiti, altri relativamente poco costosi, altri ancora
abbastanza cari.
Vediamone un po' in sintesi.
Un buon programma a costo zero è GIMP e lo si scarica
dal sito “gimp.org” . Funziona bene, anche se è un po' lento, ma ha tante
possibilità di intervento sui parametri che compongono un'immagine. E' da
provare prima di spendere quattrini. Appena sotto i cento euro c'è Photoshop
Element fratello minore del più celebre P.S. Creative Suite: consente un
ventaglio enorme di operazioni quasi da professionisti ed è molto usato
soprattutto nelle scuole. E' un modo per avere P.S. senza svenarsi. Un
pochettino più caro c'è Capture nx 2 (euro 180 circa) potentissimo e intuitivo
software di Nikon che permette miglioramenti delle immagini in modo semplice e
veloce. Io lo uso di tanto in tanto per alcune situazioni particolari ad
esempio per levigare la pelle delle persone in un ritratto.
Infine c'è Lui, the king, il must, sua maestà
Photoshop C.S. giunto alla versione n. 6 . Con una decina scarsi di bigliettoni
da cento ci togliamo lo sfizio ma non avremo più alibi per le nostre foto
brutte. Richiede un P.C. (o un Mac) con una buona dose di memoria RAM e
qualcuno che ci aiuti le prime volte. Vediamo, se può servire, come procedo io.
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Dopo aver trasferito le foto dalla fotocamera al p.c.
ed aperto la relativa cartella con Window Live guardo le immagini ingrandite al
100% scartando subito quelle brutte o afflitte da errori. Quindi le rivedo una
seconda volta e qualcun'altra prende la via del cestino. A questo punto entra
in scena P.S.
Apro una foto e con “regolazioni-curve o livelli”
provo a vedere attivando le “opzioni” se la foto migliora o no. Se migliora e
mi basta al salvo aggiungendo un simbolo che mi ricordi l'avvenuta modifica, se
no la chiudo e passo alla prossima. Molti non conoscono le potenzialità delle
“opzioni”: non sempre funzionano ma spesso si e sono utilissime perché ci
sollevano da lunghe elaborazioni.
I passi successivi, sempre partendo da una buona foto,
potrebbero essere l'aumento della nitidezza attraverso “filtro-
contrasto-maschera di contrasto” regolando con buon senso i cursori per evitare
la comparsa degli “artefatti” cioè modifiche innaturali dell'immagine che ne
denuncerebbe un palese taroccamento. Un altro controllo utile è quello delle
dominati di colore: se per un errore nostro o della macchina fotografica la
foto presenta una tinta che contamina tutte le altre si può tentare una
correzione con i cursori del “bilanciamento colore “ regolando le percentuali
fino ad ottenere un risultato migliore. Onestà vuole che dica che non sempre ci
si riesce ma tentare non costa nulla.
Una volta finito il lavoro salviamo il tutto come già
detto in precedenza in modo da avere ancora l'originale perché... non si sa
mai.
Le foto che corredano l'articolo sono frutto delle
semplici regolazioni spiegate ed evidenziano netti miglioramenti ottenuti in
pochi minuti e senza fatica. La prossima volta parleremo degli interventi
manuali più facili.
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