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LA FOTOGRAFIA NATURALISTICA

GIANLUIGI CARELLI 
Studio Emys consulenza naturalistico ambientale studio valutazione di incidenza valutazione di impatto ambientale valutazione ambientale strategica relazioni paesaggistiche fitodepurazione licheni

Abita a Vigevano e si occupa di fotografia naturalistica da circa 25 anni con particolare riguardo all’immagine del paesaggio e della vita animale locale.

Molte sue fotografie sono apparse su periodici di vario genere come la rivista PESCARE, i settimanali L’INFORMATORE VIGEVANESE e VIVI MILANO (Corriere della Sera), il quotidiano LA PROVINCIA PAVESE, il mensile L’AURORA DELLA LOMELLINA ecc…

I libri: LA MAGIA DELLA NATURA, GUIDA ALLA NATURA DEL TORRENTE AGOGNA, VIGEVANO CITTA’ D’ARTE, ISOLE di NATURA.
I CD rom: LE GARZAIE DELLA PROVINCIA DI PAVIA e DOPPIO CLIC SUL VERDE (Novara) che ospitano, questi ultimi, oltre sessanta immagini.

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 CORSI DI FOTOGRAFIA: SERVONO?

Dipende. Badate che non è una risposta diplomatica. Dipende dal percorso fotografico che intendiamo intraprendere. Se tutto il nostro interesse è concentrato su foto-ricordo delle vacanze, dei carri di carnevale o del compleanno del nipotino, spendere quattrini per un corso non è il caso: una macchinetta economica tuttofare assolverà, e magari anche bene, a tutte le nostre necessità. Viceversa se ci incuriosisce un modello diverso di approccio all’immagine e non vogliamo permettere all’apparecchio di occuparsi di tutto, ebbene, dobbiamo necessariamente conoscere come minimo un po’ di tecnica e questa la si apprende con lo studio. Normalmente i corsi si dividono in due tipologie: intensivi ed estensivi. Intensivi quando il tutto si svolge nell’arco di 5/6 lezioni laddove l’iscritto viene bombardato da centinaia di informazioni abbastanza ostiche da digerire in poco tempo. Estensive quando tutto ciò viene diluito in 15/20 incontri molto più soft e accettabili.

V
Personalmente sono stato relatore più volte in entrambe le situazioni e non ho preferenze in proposito, molto dipende dall’impegno dell’uditorio. Mi è capitato di verificare che dopo molte lezioni, con me o con altri, ancora si confondeva la messa a fuoco manuale con l’esposizione manuale che sono cose ben diverse. Significa aver scaldato la sedia pensando ad altro.

Oggi come oggi tutte le fotocamere sono delle super automatiche che provvedono ad ogni esigenza (inquadratura compresa!) tranne la scelta del soggetto. Purtroppo con risultati molto livellati. Un corso di fotografia, se frequentato con attenzione, ti insegna i fondamentali dell’immagine, teorici e pratici, e ti fa uscire dallo schema mentale del pulsante singolo da schiacciare. Conoscendoli pulsanti e ghiere da manovrare ce ne sono a volontà, basta sapere come.

Quindi, concludendo, il corso serve sì o no? No, se l’attrezzatura e le esigenze sono ridotte ai minimi termini. Sì, se intendiamo non lasciare tutta l’iniziativa alla macchina fotografica e ci farebbe piacere ottenere un prodotto finale che susciti l’entusiasmo non solo di zia Pasqualina.

Nella foto di corredo (airone bianco maggiore) è stata necessaria un’esposizione mirata sul soggetto principale eseguita manualmente; diversamente l’esposimetro avrebbe tenuto conto dello sfondo scuro e l’airone avrebbe perso ogni dettaglio delle piume.

STUDIO EMYS
 DIAMOCI UNA REGOLATA

Ogni tanto qualcuno, fotograficamente alla prime armi, mi chiede come regolare la fotocamera per ottenere le migliori foto possibili. Rispondo che non esiste “una regolazione” ma più possibilità in base al tipo di macchina e alla situazione del momento. Vediamo.

Se l'apparecchio lo consente comincerei a scegliere la forma geometrica del fotogramma optando per il 2/3 per motivi di praticità e di stampa. Quindi la qualità del file: sempre la più alta possibile. In genere le voci sono L, M, S (large, medium, small) e quale scegliere l'ho già detto (L).

Terzo intervento, il bilanciamento del bianco, detto anche WB. Se non vogliamo ogni volta apportare modifiche in base alla situazione della luce consiglio di mettere il cursore su A (automatismo) e lasciar perdere. Infine il formato del file (non del fotogramma) detto anche “estensione” e cioè JPEG, TIFF, RAW o altri; scegliere tassativamente il JPEG e dimenticarsi degli altri fintanto che non si accumulato un po' d'esperienza sul campo.

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Quanto descritto può avere valenza definitiva soprattutto per chi è alle prime armi. I prossimi suggerimenti, viceversa, si riferiscono a settaggi da stabilire di volta in volta.

Sensibilità ISO: valori bassi 100-200-400 ISO per situazioni di luce favorevoli come Sole, Nuvolosità chiara o uso del flash. Sensibilità più alte 800-1600-3200 ISO per giornate buie, sera o interni di edifici. Attenzione perché le compatte classiche restituiscono immagini sgranate oltre gli 800 ISO quindi usare questi valori se necessario.

Ultima regolazione, l'automatismo di ripresa. Oggigiorno tutte le macchine fotografiche sono talmente progettate bene che qualunque scelta porta a buoni risultati. Per esempio può andare benissimo un Program laddove la macchina autoimposta un po' di tutto: tempo di scatto, diaframma e in alcuni casi gli ISO. Personalmente, pur non usando il Program perché preferisco avere un minimo di controllo dell'apparecchiatura, ho avuto modo di sperimentarlo e funziona egregiamente.

In definitiva regoliamo pure la macchina nel migliore dei modi ma non dimentichiamoci che le belle foto si fanno col cervello e con l'esperienza e solo provando e riprovando e vedendo le foto degli altri si accumulano conoscenze che portano al miglioramento dei risultati.


 ITINERARIO FOTOGRAFICO INVERNALE

Un anno fa o poco più ho proposto un itinerario fotografico in Svizzera tra i monti di Pontresina-Val Roseg alla caccia (fotografica!!!) di cince, picchi e scoiattoli. Adesso ne suggerisco un altro, sempre in territorio Elvetico alla ricerca di anitre e altri uccelli acquatici svernanti sui grandi laghi.

In Svizzera laghi ce ne sono a volontà tra grandi e piccoli e tutti molto interessanti per i nostri scopi. Quelli da prendere in considerazione sono però quattro: il lago di Ginevra (lac Leman) condiviso con la Francia, il lago di Lucerna (quattro Cantoni), il lago di Zurigo e il lago di Costanza confinante con Germania e Austria. Pur conoscendoli tutti ho una certa predilezioni per quello di Ginevra per due motivi: è abbastanza vicino e parlano francese lingua meno ostica del tedesco degli altri tre.

Raggiungere il Lemano è semplice: Milano-Aosta-Gran San Bernardo- Martigny- Villeneuve. Non conviene, in Svizzera prendere autostrade perché costa e le strade normali sono sempre in ordine. Si può fare in giornata partendo presto ma pernottando in loco non c'è la necessità di guardare sempre l'orologio. Meglio comunque muoversi presto al mattino, il sole sparisce presto al pomeriggio e le foto perdono di qualità.

Le specie fotografabili sono davvero tante, impensabili per un italiano: anitre anche rare come edredoni, quattrocchi, morette tabaccate e smerghi, e poi oche, svassi piccoli, aironi, tuffetti e molto altro, tutte o quasi con una confidenza da lasciare increduli.

Il modo più interessante di riprendere i nostri soggetti è di attendere che si posizionino all'interno  dei riflessi colorati delle barche, qui con un tele da 200-300mm si riesce a riempire il fotogramma facendo attenzione a non esagerare per non dare la sensazione dell'animale in cattività.

Le zone migliori per la ricerca sono i porticcioli tra Villeneuve e Losanna dove rimarrete anche stupiti dal gran numero di barche ormeggiate. Si consiglia di posizionarsi il più possibile vicino al terreno con la fotocamera in modo da riprendere gli uccelli non dall'alto perchè da un senso di fastidio (vale anche per le foto dei bambini!).

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Qualcuno si chiederà come mai tutte ste anitre non valicano le Alpi per svernare alle in Italia dove magari farebbe anche più caldo. La risposta mi sembra abbastanza ovvia: la caccia. Dice: ma anche Oltralpe cacciano, sì ma non con l'insensibilità di molti nostri connazionali. Ma affrontare questo tema qui e adesso ci trascinerebbe in un terreno minato.

Il lago di Ginevra è anche estremamente pescoso e i ristorantini che si incontrano offrono tutti piatti a base di pesce d'acqua dolce ormai preclusi da noi. Attenzione ai prezzi, sempre esposti, soprattutto al vino che sebbene ci sia una piccola produzione locale è carissimo. Un suggerimento: portatevi un po' di Franchi Svizzeri almeno per i parcheggi, per il resto Carta di Credito.

Tornando alle foto, oltre alla fauna non trascurate l'opportunità di qualche bel riflesso colorato sull'acqua giocando sul contrasto dei colori e sui movimenti delle piccole onde. Anche le montagne circostanti offrono occasioni per i grandangoli.

Ma soprattutto godetevi qualche ora in un contesto di civiltà, ordine e pulizia a cui non siamo più abituati.

 FACCIAMO LUCE... SUL FLASH

Se provate a chiedere ad un “fotoamatore evoluto” cosa ne pensa del flash potreste sentirvi rispondere che lui non lo usa perché preferisce la luce naturale, anzi il flash proprio non ce l'ha, se si esclude quello sulla fotocamera. Ovviamente è una risposta bislacca, figlia delle indiscutibili difficoltà nell'uso di questo accessorio fino a qualche decennio fa. Di fatto era abbastanza complicato il dover regolare tempo- diaframma- messa a fuoco- esposizione ecc...senza commettere errori.

Adesso non più. La tecnologia ancor prima che digitale, ha messo a punto strumenti di una semplicità disarmante: basta inserirlo sulla slitta ed è fatta.

Si, ma a cosa serve di preciso un flash?

Nell'accezione più comune, a produrre luce dove manca, ma anche a rischiarare e congelare i movimenti ad esempio in fotografia naturalistica o nello sport. Provate a pensare al gesto di un giocatore di basket ripreso a due metri da terra mentre insacca la palla: con cosa lo fermi se non col quattromillesimo del lampeggiatore. O all'arrivo al nido di un uccello con l'imbeccata per i piccoli? Stessa cosa.

D'altronde se i professionisti della moda, dello still-life, della natura, dello sport lo usano a piene mani, un motivo ci sarà.

Certi utilizzi molto specialistici richiedono ugualmente conoscenze profonde ma nell'uso quotidiano adoperiamolo pure in automatismo che funziona. Vi do un suggerimento che può essere sperimentato anche col flashettino della macchina.

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Scegliete una persona a cui fare un ritratto del solo viso, portatela al sole e anziché posizionarla con la luce di fronte fate in modo che questa sia alle spalle. Cosa otterremo: prima cosa non fa smorfie per il fastidio del sole negli occhi e poi non ci saranno ombre sotto il naso e le arcate sopraccigliari; inoltre i raggi attraversando i capelli li illumineranno soprattutto se chiari. Rimane il problema del viso in ombra facilmente aggirabile con un colpettino di flash che fornirà pure un po' di luce negli occhi. Se l'immagine fosse troppa chiara (osservare il display) coprire il flash con un foglietto di carta tipo scottex. Provate e vedrete la differenza.

 FOTO DI PAESAGGIO: FONDAMENTALI

Lo spunto per questo articolo me l'ha suggerito una foto apparsa qualche tempo fa su Facebook. L'immagine ritraeva la catena delle Alpi innevata ripresa dalla pianura attraverso una serie di cannucce palustri in primo piano. L'idea in sé, benché non nuova, era accettabile. Se anche l'esecuzione fosse stata tale.

Purtroppo alle buone intenzioni è seguito un pessimo risultato, somma di tutti gli errori fotografici: montagne sovraesposte, elementi indesiderati, cannucce invadenti e sfocate. Verosimilmente non avrei perso tempo su un'immagine del genere: F.b. è piena di fotografie abominevoli che ottengono pure caterve di “mi piace”, senonché mi offre l'opportunità di ritornare sui fondamentali della foto di paesaggio stavolta dal punto di vista dell'inquadratura. Vediamo.

Come già detto in altre occasioni la fotografia ha due sole dimensioni, l'altezza e la larghezza, questo perché “vede” con un occhio solo cioè l'obiettivo. Gli esseri umani e gli animali che di occhi ne hanno due percepiscono anche la profondità cioè la terza dimensione. Per sopperire all'incongruenza in fotografia paesaggistica soprattutto con i grandangolari, è buona norma introdurre un elemento in primo piano, la cosiddetta “quinta” che serve a simulare lo stacco tra un punto vicino ed uno lontano.

Naturalmente questa introduzione va fatta con buon senso, quantomeno non dev'essere troppo invasiva altrimenti toglie attenzione al resto dell'immagine com'è successo nella foto in discussione. Un altro motivo di distrazione nelle foto panoramiche riguarda elementi indesiderati di cui ci accorgiamo a foto fatta. Perché, dopo? Perché ci concentriamo sul soggetto principale perdendo di vista gli elementi minori che finiscono col rovinare l'insieme.

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Nella foto oggetto della critica (non pubblicabile per correttezza, ma fidatevi) c'erano due o tre pali della luce eliminabili in pochi secondi con Photoshop ed un cavalcavia evitabile spostando leggermente il punto di ripresa. Tutto qui. Piccole accortezze che segnano il confine tra una foto accettabile e una inutile.

Per questi motivi ribadisco che le foto di paesaggio, apparentemente semplici, richiedono comunque alcune conoscenze ed una certa concentrazione per non ritrovarci tra le mani cose già viste milioni di volte buone solo per i Social network. Non ci crederete ma l'autore (si fa per dire) del campionario degli strafalcioni fotografici suddetti è un tizio, che conosco, che armeggia con macchine e obiettivi da quarant'anni e cambia attrezzatura in continuazione convinto che le belle foto si nascondano all'interno della fotocamera. 

Non smetterò mai di ripeterlo: per migliorarsi è necessario guardare le foto degli altri (libri, mostre, proiezioni ecc...) prenderne spunto e, potendo, fare di meglio.

 CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

Una delle domande che più mi mette in crisi, e che di tanto in tanto mi sento rivolgere, è quella sull'attrezzatura fotografica ideale: “tu che te ne intendi, dovendo comprare una fotocamera con obiettivi intercambiabili, quale potrebbe essere la soluzione ideale?” Ideale per fare cosa? Per fotografare formiche o i crateri della luna, per chi si accontenta delle foto del bambino che spegne le candeline o vuole cimentarsi nelle foto di paesaggio?

Come si vede, decine, centinaia di situazioni diverse si prospettano continuamente ed è facile intuire che buoni risultati si ottengono con componenti alquanto diversi tra di loro. Fossi facilone direi “prenditi un 28-300 effettivi e risolvi gran parte dei casi” ma non sarebbe corretto per cui analizziamo un paio di filoni fotografici abbinandoci, secondo me, il corredo ideale.

Cominciamo con la foto di paesaggio, la più gettonata. Noi umani con i nostri due occhietti vediamo, anche se un po' male, fino a 180 gradi cioè un semicerchio; vediamo sempre meglio man mano che l'ampiezza si restringe fino all'optimun di 120 gradi cioè un obiettivo da 18mm circa. Ora non posso consigliare una lente del genere a che inizia, anche per i costi, ma qualcosa del genere è utile, come altrettanto utile è possedere un piccolo tele da 80/ 100 mm per isolare porzioni di vedute interessanti. Quasi tutti i marchi hanno in catalogo piccoli zoom con queste caratteristiche anche a prezzi accessibili e si può attingere al mercato dell'usato con poche centinaia di euro.

Per chi vorrà cimentarsi con lo sport o la natura non potrà esimersi dall'acquisto di un buon tele, almeno da 400mm, e qui son dolori perché anche di seconda mano e senza troppo pretendere qualcosa di sostanzioso, c'è da esborsare. Senza contare che foto sportive o naturalistiche contemplano un moderato uso di grandangolari per vedute d'insieme. Un mio consiglio è di provare con un 200mm duplicato (accettandone i risultati) e solo dopo decidere che fare. Quella coi tele è una bellissima branca della fotografia ma offre soddisfazioni di gran lunga inferiori ai sacrifici richiesti.

Un altro mio consiglio è questo: se le idee non sono chiare, cerchiamo di individuare attraverso vari tentativi quale potrebbe essere il genere a noi più congegnale. E' molto difficile riuscire ad ottenere buoni risultati in tutti i campi. Per fare un esempio un po' strano, è come collezionare francobolli: all’inizio si raccatta di tutto ma inevitabilmente si dovrà scegliere dove andare a parare (Vaticano, San Marino, animali ecc…) altrimenti la raccolta diventa un’inutile accozzaglia di quadratini colorati senza ne capo ne coda.

Qualche tempo fa sono stato invitato a casa di un conoscente, uno di quelli “io fotografo di tutto” che mi ha propinato 400 (!) scatti, uno peggio dell’altro afflitti da tutto l’intero campionario degli errori fotografici. Non ci si illuda di poter passare impunemente dalla caccia fotografica alle foto notturne dei concerti rock: c’è un abisso di attrezzatura e conoscenze. Per questo risulta complicato rispondere alla domanda iniziale.

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 PHOTOSHOP AND FRIENDS

Questa volta operiamo una piccola digressione dal tema Foto-di-natura. Parleremo di fotoritocco o, per dirla in modo colto, di Post-Produzione. Programmi specifici per questo scopo in commercio ce ne sono parecchi: alcuni gratuiti, altri relativamente poco costosi, altri ancora abbastanza cari.

Vediamone un po' in sintesi.

Un buon programma a costo zero è GIMP e lo si scarica dal sito “gimp.org” . Funziona bene, anche se è un po' lento, ma ha tante possibilità di intervento sui parametri che compongono un'immagine. E' da provare prima di spendere quattrini. Appena sotto i cento euro c'è Photoshop Element fratello minore del più celebre P.S. Creative Suite: consente un ventaglio enorme di operazioni quasi da professionisti ed è molto usato soprattutto nelle scuole. E' un modo per avere P.S. senza svenarsi. Un pochettino più caro c'è Capture nx 2 (euro 180 circa) potentissimo e intuitivo software di Nikon che permette miglioramenti delle immagini in modo semplice e veloce. Io lo uso di tanto in tanto per alcune situazioni particolari ad esempio per levigare la pelle delle persone in un ritratto.

Infine c'è Lui, the king, il must, sua maestà Photoshop C.S. giunto alla versione n. 6 . Con una decina scarsi di bigliettoni da cento ci togliamo lo sfizio ma non avremo più alibi per le nostre foto brutte. Richiede un P.C. (o un Mac) con una buona dose di memoria RAM e qualcuno che ci aiuti le prime volte. Vediamo, se può servire, come procedo io.

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Dopo aver trasferito le foto dalla fotocamera al p.c. ed aperto la relativa cartella con Window Live guardo le immagini ingrandite al 100% scartando subito quelle brutte o afflitte da errori. Quindi le rivedo una seconda volta e qualcun'altra prende la via del cestino. A questo punto entra in scena P.S.

Apro una foto e con “regolazioni-curve o livelli” provo a vedere attivando le “opzioni” se la foto migliora o no. Se migliora e mi basta al salvo aggiungendo un simbolo che mi ricordi l'avvenuta modifica, se no la chiudo e passo alla prossima. Molti non conoscono le potenzialità delle “opzioni”: non sempre funzionano ma spesso si e sono utilissime perché ci sollevano da lunghe elaborazioni.

I passi successivi, sempre partendo da una buona foto, potrebbero essere l'aumento della nitidezza attraverso “filtro- contrasto-maschera di contrasto” regolando con buon senso i cursori per evitare la comparsa degli “artefatti” cioè modifiche innaturali dell'immagine che ne denuncerebbe un palese taroccamento. Un altro controllo utile è quello delle dominati di colore: se per un errore nostro o della macchina fotografica la foto presenta una tinta che contamina tutte le altre si può tentare una correzione con i cursori del “bilanciamento colore “ regolando le percentuali fino ad ottenere un risultato migliore. Onestà vuole che dica che non sempre ci si riesce ma tentare non costa nulla.

Una volta finito il lavoro salviamo il tutto come già detto in precedenza in modo da avere ancora l'originale perché... non si sa mai.

Le foto che corredano l'articolo sono frutto delle semplici regolazioni spiegate ed evidenziano netti miglioramenti ottenuti in pochi minuti e senza fatica. La prossima volta parleremo degli interventi manuali più facili.